
#11 - Un'avventura per
May
La prima pubblicazione
disegnata da Patrizia per
la testata Legs Weaver

#51 - Gli amori difficili
Un numero cult per Legs
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per ingrandire

Un profilo di
Nathan Never

Legs Weaver & Janet

Reika & Kurk
Tratti dal prossimo albo
di Nathan Never

Legs Weaver con la
cagnolina di Patrizia: Milou

Un disegno "alieno"
colorato con photoshop

Kebu & Asjia

Uno studio di Patrizia
per un personaggio,
Rebel, mai pubblicato
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Una breve introduzione su di te: chi
è Patrizia Mandanici e come ti sei avvicinata al mondo del fumetto?
PM - Dunque, sono una persona che ha sempre amato il fumetto e che
li ha sempre disegnati, fin da quando ho imparato a tenere una matita
in mano. Da piccola non avevo problemi a socializzare, ero una bambina
abbastanza normale, ma certamente disegnare per me voleva dire immergermi
nel mio mondo personale, fatto di avventure di ogni tipo. Più avanti
con l'età disegnare fumetti è diventata anche una forma
di espressione, il mio modo di interrogare il mondo ed interrogarmi (credo
che l'adolescenza sia un'età veramente difficile).
Dopo aver frequentato liceo artistico ed Accademia (scenografia) non sapevo
roprio cosa avrei fatto per sopravvivere. Lavoravo già per il settimanale
"Avvenimenti" come illustratrice, ma non riuscivo a trovare
altro per arrivare ad uno stipendio decente. Pur avendo sempre disegnato
fumetti non pensavo che potesse diventare un lavoro, non per me, perché
non mi ritenevo all'altezza (un'esperienza con la "Comic Art"
mi aveva fatto capire quanto ancora lontana fossi dal professionismo).
Alla fine del 1990, supportata da mio padre, ho preso la decisione di
trasferirmi a Milano, a cercare fortuna come illustratrice. Inutile dire
che in quel settore non ho cavato un ragno dal buco. Invece alla fine
del 1991 usciva su "Schizzo" (la benemerita rivista del Centro
Fumetto Andrea Pazienza di Cremona) il mio primo fumetto "pubblico",
credo.
Forse è stato Massimo Galletti a parlarmi di Marcello Toninelli,
chi se lo ricorda più! Fatto sta che con la Ned 50 a quei tempi
Toninelli ha pubblicato tra le altre cose "Dark", in cui io
ho esordito professionalmente come chinatrice. Toninelli è stato
molto importante per me in quel periodo, mi ha insegnato i rudimenti del
mestiere, mi ha dato lavoro (è stato per merito suo che ho potuto
disegnare "Ossian", che seppur acerbo per tanti aspetti per
me ha rappresentato la mia vera "scuola di fumetto" applicata!);
ed è stato sempre lui a spingermi a provare in Bonelli, perché
sapeva che in quel periodo Serra cercava delle disegnatrici nuove per
Legs Weaver, che era già in edicola da qualche mese.
Quali sono stati i tuoi punti di riferimento?
PM - Nessuna scuola specifica, però avevo le basi del disegno
avendo studiato prima al liceo artistico, poi in Accademia. Non mi è
mai passato per la mente di frequentare scuole specifiche di fumetto,
anche perché non pensavo avrei mai potuto sopravvivere col mestiere
di fumettista.
Il mio apprendistato da autodidatta è consistito in un attento
studio dei miei fumetti preferiti, alcuni li copiavo proprio (direttamente
a penna senza correzioni!); si va da Topolino a Tex Willer (il fumetto
western è stato il mio preferito fino ai 13 anni). In realtà
mi stufavo subito a copiare (anche se a un'età giovanile io lo
consiglio assolutamente), e tornavo a disegnare le mie storie avventurose
e i miei personaggi.
C'è qualche autore che ti sentiresti di definire il tuo "maestro"
e a cui ti ispiri particolarmente?
PM - Non ho un maestro particolare, direi che sono tanti quanti erano
i tipi di fumetti che amavo. D'altronde ammiravo così tanto certi
fumettisti che non avrei mai potuto ispirarmi direttamente al loro segno
- se si esclude un mio vecchio (e breve) periodo Moebiusiano, o Pazienzesco.
Pratt, che è stato il mio fumettista preferito per anni, era il
mio idolo, non il mio modello. Piuttosto Pazienza mi ha molto colpito
per il modo di raccontare (certo, ero mooolto colpita dalla sua abilità
e talento grafico, ma è quasi banale, direi), per il suo essere
immerso nella realtà che lo circondava. In quel periodo ho smesso
di disegnare fantascienza e ho iniziato a raccontarmi di più (parlo
sempre dei miei "fumettini" che leggevano i miei 4 amici, se
si escludono le due storie uscite su "Schizzo").
Sono stata influenzata a livello di segno molto di più da un corso
di Incisione che frequentai in Accademia che dai fumettisti che amavo.
Il disegno spesso e grafico che usavo in quel periodo (fine anni '80 -
inizio anni '90) è una derivazione dell'uso dell'incisione su linoleum.
Decisamente sono passata dall'ammirazione per il fumetto realistico-francese
a quello espressivo e sintetico d'"autore". Ho avuto una passione
smodata per i primi anni della rivista "Frigidaire", ad esempio.
E tutt'ora mi piacciono molto gli autori poco realisti e grafici tipo
Mike Allred o Daniel Clowes, o Mike Mignola, Gipi, Giandelli, ecc. ecc.
Ti piace leggere fumetti? Cosa in particolare?
PM - Beh, se venite a casa mia capirete quanto mi PIACE leggere fumetti...
A parte certe mie predilezioni, mi piace leggere di tutto, sono curiosa,
vado dai supereroi al fumetto d'autore- sperimentale, dal manga al bonellide,
dal Disney alla scuola francese. Sono attirata dalle novità, dal
disegno particolare ( se ben disegnato
). Faccio degli esempi a caso:
in casella ho gli "X-men", "Devil" e "Hulk",
"ABC", "Mondo Naif", "Real", "Monster"
e "Twenty Century Boys", "Rat man", ecc. ecc., e prendo
"Strangers in paradise", "Love and Rockets", un sacco
di volumi della Coconino, Jason, Seth, Dupuy-Barberian, Thompson, Ralph
Koenig, ecc. Mi piace molto Taniguchi (ho tutto), Moore, Giardino, Tomine,
Clowes, Gipi, e altri naturalmente.
Hai lavorato per Legs Weaver, Nathan Never e Gregory Hunter, tutte
testate di fantascienza: è un genere che ti piace oppure è
un caso?
PM - Beh, la fantascienza mi piace molto (più quella fumettistica
e cinematografica che quella letteraria), ma se in Bonelli fossi capitata
a disegnare altro sarei stata felice ugualmente! Mi ritengo fortunata,
dopo Legs e Gregory sono finita su Nathan, che è un personaggio
malinconico, e direi che la malinconia è il mio forte! In gioventù
dopo il periodo "western" ho attraversato il periodo "fantascienza",
e i miei idoli erano i disegnatori di "Mètal Hurlant"
(Moebius, Bilal...). La visione di "Alien" e "Blade Runner"
sono stati importantissimi per il mio immaginario, per non parlare del
primo "Star Wars".
Cosa pensi di Legs, come testata e come personaggio?
PM - Credo che Legs all'inizio sia stata un'apparizione nuova nel
panorama italiano, se pensiamo che è nata all'interno di un contesto
di fumetto popolare. A parte il fatto della novità del personaggio
titolare di testata "femminile" (e ricordiamolo, visto che ogni
passetto in avanti del mondo femminile mette in risalto quanto in realtà
siamo ancora così indietro, noi donne occidentali), l'evidente
ironia e autoironia delle storie (persino la "formosità"
di Legs e May era intesa in questo senso, seppur giocata sempre sul filo
del voyeurismo maschile) hanno permesso la scrittura di storie molto divertenti
ma anche interessanti, al limite del metafumetto.
Poi, si sa, le vicende editoriali sono diventate più complicate,
a causa anche del nostro peculiare modo di lavorare (a volte non programmabile
con largo anticipo), e la linea del personaggio si è un po' persa,
con alti e bassi di cui si è discusso molto. Legs Weaver rimane
un personaggio dalle potenzialità sfruttate solo in parte, ed è
proprio il grande impegno che un personaggio simile richiederebbe (basta
un eccesso di scrittura per scadere nel volgare, o un deficit di ironia
per banalizzare la storia) ad avergli reso la vita difficile, in un ambito
così frenetico e pieno di scadenze come quello bonelliano.
Alcune tue colleghe ci sono sembrate dispiaciute di non poter più
lavorare per Legs: come è stato lavorare per una testata così?
Avresti cambiato qualcosa nel personaggio se avessi potuto?
PM - Allora, per me Legs ha rappresentato il mio esordio in casa Bonelli,
e potete capire cosa voglia dire questo per una disegnatrice timida, insicura,
e che sapeva di aver messo piede nella casa editrice dei suoi sogni! Certo
che è stato bello lavorare e conoscere tante persone, e colleghe;
capire meglio cosa voglia dire lavorare a un fumetto popolare, artigianal-industriale,
ma anche pieno di creatività.
Il personaggio Legs Weaver è stato creato da menti maschili, e
l'incarnazione "solitaria" da protagonista da Antonio Serra
in particolare. Cosa avrei cambiato del personaggio? Io personalmente
niente, nel senso che rispetto chi l'ha creata così. Io avrei creato
qualcosa di totalmente diverso, chiaramente. Mi ritengo una disegnatrice,
non una sceneggiatrice. E credo che all'interno di una struttura come
la Bonelli i compiti debbano essere chiaramente ripartiti. Non stiamo
facendo fumetto d'autore, io non sto collaborando con il "mio Sampayo"
o il "mio Kramsky" alla creazione di una storia. Lavoro su personaggi
già esistenti, su una sceneggiatura che non c'è tempo di
rimaneggiare secondo le mie ispirazioni del momento, o dopo diversi giorni
di chiacchierate con lo sceneggiatore (parlerò di questo più
avanti).
Hai scritto probabilmente uno degli albi più belli di Legs
(parliamo del #51 "Gli
amori difficili", naturalmente): che ricordi hai della sua realizzazione?
PM - Molto belli, direi, anche per me è una storia molto importante,
che sia io che Alberto Ostini abbiamo sentito in maniera particolare.
Alberto credo sia dotato di una sensibilità quasi femminile, che
per me significa il massimo dei complimenti (spero anche per lui!). Mi
ha chiesto il mio parere su diversi aspetti della storia, sulla credibilità
di certi dialoghi e di certi passaggi psicologici, e credo di aver sottoscritto
in pieno il suo modo di vedere le cose. Quando ho disegnato la storia
mi sono sentita molto fortunata, sotto molti punti di vista...
In generale com'è il rapporto con lo sceneggiatore? Di solito
c'è la possibilità di scambio di idee oppure ci si limita
a disegnare le tavole richieste?
PM - Dicevo prima che per me la divisione dei compiti è molto
chiara, anche per motivi legati al tempo. Spesso lo sceneggiatore è
costretto a scrivere più storie contemporaneamente; e noi disegnatori
a volte abbiamo scadenze ravvicinate. Non solo, ma capita anche che il
soggetto sia approvato senza sapere neanche da chi poi sarà disegnato.
Io mi ritengo una professionista, il che vuol dire sapere adattarsi a
qualsiasi cosa.
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Se c'è tempo di discutere
della storia con lo sceneggiatore lo faccio, altrimenti va bene lo stesso.
Certamente ho sempre avuto ampia libertà in quanto alla caratterizzazione
dei personaggi comprimari, e in generale ce l'ho sempre nella visualizzazione
di certe scene d'azione. Gli sceneggiatori con cui ho lavorato non sono
mai stati pignoli, per cui non ho mai avuto motivi di contestare o discutere
certe scene. La storia è pensata interamente dallo sceneggiatore,
compresi i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi, non vedo
perché dovrei metterci becco io, a meno che sia messa in condizione
di collaborare alla creazione del soggetto, il che per me è fuori
discussione.
Per quanto riguarda l'aspetto più "tecnico", in
genere come organizzi il tuo lavoro? Realizzi prima degli studi oppure
disegni di getto?
PM - In genere comincio con la visualizzazione dei personaggi principali
della storia, è molto importante azzeccare la caratterizzazione
giusta (e chiedere il parere e il consenso dello sceneggiatore).
Una volta disegnavo dei layout della tavola, con scansione delle vignette
e ingombro dei personaggi e dei baloon , adesso non lo faccio più,
disegno direttamente sulla tavola, prima un abbozzo leggero, poi ripasso
e definisco meglio il disegno a matita, infine ripasso il tutto a china
e pennarelli (per le rifiniture e i segni geometrici). In genere disegno
gruppi di 4-5 tavole, se posso.
Pensi di aver influenzato graficamente
il carattere di Legs?
PM - No, non credo di aver dato nessun apporto, in questo senso....
...e il carattere personale e intimo (vedi la celebre "scena
dello spaghetto")?! :-)
PM - Questa storia dello spaghetto è sorprendente... Io ho
solo fedelmente illustrato ciò che lo sceneggiatore mi indicava
sulla sceneggiatura, e ho disegnato la vignetta senza pensare a secondi
fini o sottintesi particolari! Per cui no, penso che anche in quest'ambito
non credo di aver dato apporti particolari, in generale...
Quale albo ti è piaciuto disegnare e quale per niente?
PM - Mmmhh, difficile a dirsi, sia in un senso che nell'altro! Quando
inizio una storia sono molto entusiasta, perché so che la disegnerò
meglio della precedente, e perché di solito disegno anche ambienti
e personaggi diversi, che per me è fondamentale per non annoiarmi.
Per cui alla fine (e
non è uno svicolare) credo che l'ultima Legs sia stata la più
soddisfacente (non per la scena dello spaghetto!) perché sapevo
di aver trovato una strada per un segno più "realistico"
ed efficace.
E, per i motivi sopraddetti, la mia prima Legs è stata la più
faticosa e la più tormentata, sia perché è stato
il mio temuto esordio, sia per i cambiamenti tecnici in corso (prima
pennello, poi pennarello).
Cosa ne pensi del nuovo corso di Legs? Sei stata in qualche modo
coinvolta in questo restyling?
PM - No, non sono stata coinvolta nella nascita del nuovo corso,
perché tornavo dal mio primo Nathan, e nulla sapevo! Ho dovuto
studiarmi gli schizzi e gli studi già completati da altri disegnatori.
E' ovvio che il nuovo corso cambia di molto l'essenza del personaggio
Legs, che comunque a parer mio era già cambiata da tempo. Se
servirà a far riprendere quota alle vendite per me è il
male minore...
Se Legs dovesse chiudere (?!) quale sarebbe la conclusione migliore
secondo te? Che tipo di "ultima storia" ti piacerebbe disegnare?
PM - A questo proprio non ci ho pensato, però credo che mi
piacerebbe disegnare una storia intensa ed intimista dove Legs farebbe
il punto della sua vita e finalmente dicesse chiaramente come stanno
le cose... ci siamo capiti.
Per Nathan Never hai creato graficamente un'altra donna molto forte,
la maori Asjia: a chi o cosa ti sei ispirata per realizzarla? Credi
che la vedremo tornare sulle pagine di Nathan Never?
PM - Raramente mi ispiro platealmente a personaggi esistenti, non
ci riesco. Magari mi può capitare di guardare dei volti, o di
pensare a dei personaggi che mi suggeriscono a volte gli sceneggiatori;
poi però alla fine vengono fuori delle cose totalmente diverse...
Per disegnare la storia sui Maori comunque ho rivisto il film "Once
were warriors", ma Asija mi è venuta fuori così,
dopo aver fatto qualche schizzo. Asija tornerà il mese prossimo!
in effetti è un personaggio che è piaciuto anche
ad Antonio.
Al momento stai lavorando su qualche storia bonelliana? Ce ne vuoi
parlare?
PM - Sì, sto finendo di disegnare una storia di Nathan scritta
da Vietti, ha la stessa ambientazione dell'albo 141, "La morte
bianca", e ci sarà il ritorno di uno dei protagonisti principali.
Mi sono divertita molto a disegnare questa storia, per me è la
prima volta che affronto un'ambientazione nordica, piena di neve
C'è qualche altro personaggio Bonelli con cui ti vorresti
cimentare?
PM - Non lo so, come disegnatrice ho i miei timori di non avere
il segno adatto per altre testate, però posso dire che amo molto
Dampyr e Napoleone, oltre all'ormai classico Dylan Dog.
E non Bonelli? C'è qualche fumetto che ami così tanto
da desiderare di vederne una "tua" versione?
PM - Beh, quand'ero più giovane mi sarebbe piaciuto disegnare
qualche supereroe, tipo l'Uomo Ragno o gli "X-men". Adesso
non so, potrei dire "Hellboy" o "Strangers in Paradise"!
Ci parli del tuo lavoro extra Bonelli? A cosa sei particolarmente
legata?
PM - Beh, ho dei bei ricordi e anche nostalgia delle mie vecchie
illustrazioni fatte per "Avvenimenti" (settimanale di attualità
e politica). Avevo una libertà assoluta, e questo mi ha permesso
di cimentarmi con tecniche anche molto diverse, come la matita, l'ecoline,
i pastelli a olio, che ho adorato. Per quanto riguarda i fumetti non
so bene, direi sopratutto che ricordo con piacere le copertine per Ossian,
è stata un'esperienza interessante che poi non mi è più
capitata.
Progetti fumettistici/lavorativi per il futuro?
PM - Per il futuro c'è ancora Nathan, se non sbaglio una storia
scritta da Bepi Vigna.
Per i fumetti "non lavorativi" invece parlo da anni (agli
amici) di un fantomatico fumetto di fantascienza che vorrei realizzare,
per me e il mio divertimento innanzitutto, ma certamente se non fosse
una schifezza lo farei vedere in giro. In realtà la fantascienza
è un pretesto, il protagonista è un umano terrestre, tutti
gli altri sono alieni. Non c'è quasi avventura né azione
né cose alla Star Wars; è (sarebbe) una storia molto intimista
e malinconica.
In questi giorni ho terminato le prime due tavole, non ne sono molto
convinta ma vedremo, ho degli amici molto sinceri che saranno la mia
prima giuria, e intanto nel frattempo avrò fatto un po' di pratica
con la colorazione con Photoshop.
Io non mi ritengo un'autrice completa, l'ideale sarebbe trovare uno
sceneggiatore mio spirito affine che voglia cimentarsi a tempo perso
in storie che siano un incrocio tra Adrien Tomine e Daniel Clowes, più
o meno. Poi in realtà anche questo è un sogno perché
non avrei il tempo di disegnarle, queste storie, comunque...sognare
non costa nulla. Per finire vorrei sottolineare la fortuna che ho avuto
a entrare nel mondo dei fumetti, e poter vivere di questa passione (che
comunque io prendo molto seriamente, perché qualcuno mi paga
per questo che è anche un lavoro, e la serietà per me
è una cosa fondamentale nei rapporti di lavoro).
Mi rendo conto che ci sono molti disegnatori più bravi di me,
ma sono cosciente di aver fatto molti passi in avanti in questi anni,
di essere migliorata e di poter migliorare ancora.
Se non avessi finito col fare questo mestiere avrei comunque continuato
a disegnare fumetti, per me. Li ho sempre disegnati, e sempre li disegnerò.
Il fumetto è una forma di espressione e comunicazione del tutto
peculiare; il fascino della vignetta, dell'unione tra dialoghi e disegni,
della sequenza e dell'inquadratura...tutto ciò per me è
meraviglioso. Quand'ero bambina disegnavo su qualsiasi cosa mi capitasse
sotto mano, blocchetti delle lotterie, agendine, quaderni a quadretti
e a righe. Vivevo le stesse avventure dei personaggi che disegnavo -
indiani, cowboy, guerrieri alla Conan, alieni. Continuo a farlo, in
un certo senso. A quarant'anni si iniziano a tracciare un po' di bilanci,
e nonostante senta che nella vita mi sia mancato qualcosa (che non sono
i figli!), quello che ho avuto in dono è più di quanto
avessi potuto immaginare e sperare. Il fumetto per me è qualcosa
di più che un lavoro e una semplice passione.
Molto di più...
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